Osteria Angelino una nuova rubrica? Forse. Un posto dove fare tappa? Assolutamente sì!
Non ricordo se vi ho mai raccontato delle mie brevi, ma intense, vacanze romane. Ogni anno mi concedo quattro giorni di full immersion nella Città Eterna a base di monumenti e buon cibo, quello verace.
Per scoprire i primi basta veramente poco: una buona guida, qualche approfondimento, la macchina fotografica carica e tanta curiosità. Colonne, ruderi, interi panorami sono pressochè immobili da circa duemila anni, in bella mostra e segnalati sufficientemente bene.
Con il buon cibo non funziona così. Il centro di Roma è disseminato, oltre che di segni della storia, artisti di strada e guide più o meno serie, di una miriade di trattorie i cui nomi ricordano i simboli di Roma. Di solito il cameriere sulla porta ti invita a sederti offrendoti lasagne (a me????) o spaghetti e i tavolini sono strapieni di turisti stranieri.
Non mi sono mai seduta, l0 ammetto. Io cerco il vero locale romano, dove il cameriere non conosce benissimo l’inglese, ma ti saluta con – ciao cara –, dove ti siedi e senti chiacchiere in spiccato accento romano provenire da tavoli a fianco…dove se fai la scarpetta ti ringraziano!!!! Utopia del turista sognatore? No! Io quel locale l’ho trovato e vi dirò di più: nell’ultimo anno ci sono già tornata tre volte, ormai è il mio punto fisso per la cena.
Un’osteria con più di un secolo di vita e gestori giovanissimi. Com’è possibile? Il signor Angelo nel 1899 aprì il primo ristorante vicino a Piazza Vittorio Emanuele e dopo un lungo periodo a conduzione familiare oggi l’osteria ha sede a due passi dal Colosseo, in una viuzza poco trafficata. Non ci sono camerieri che ti aspettano all’entrata, non ci sono luci che ti attirano. I ragazzi sono perennemente al lavoro perché il locale è praticamente sempre aperto.
All’ingresso troverai spesso Daniele (il nostro punto di riferimento!!), che tra una chiacchiera e un saluto ti accompagna al tavolo prenotato (cosa che vi consiglio di fare). Ecco, una volta seduto ti accorgerai non solo del giallo potente delle pareti, ma delle miriadi di cose appese, dai cimeli storici alle dediche. Un archivio! E ogni volta mi accorgo di qualcosa che non avevo notato.
Credo che il punto di forza dell’Osteria, oltre alla disponibilità dei ragazzi e la qualità del cibo, sia la semplicità. Non quella finta che sfocia in ricercatezza, ma quella reale della tradizione. Mi hanno colpito soprattutto le posate, molto massicce, e le bottiglie d’acqua, in vetro, identiche a quelle che la mia nonna ancora mette in tavola. Ve le ricordate?
Immancabile è il menù monopagina taglia XXL e la lavagnetta che viaggia di tavolo in tavolo illustrando il menù del giorno. Ammetto che non sono ancora riuscita ad assaggiare tutti i piatti del menù, ormai sono ancorata ai miei 10 preferiti, le meraviglie dell’Osteria Angelino!!
Non è una classifica, li elenco in ordine di menù, ma fidatevi, provateli tutti accompagnati dal vino della casa o da qualche bottiglia che Davide (qui l’esperto indiscusso è lui) vi consiglierà!
Una cena come si deve inizia con l’antipasto. Cliccate sull’immagine e scorretele tutte!
1. ANTIPASTO DI ANGELINO – Una selezione di salumi e formaggi locali, sempre diversi. Coppiette romane (la tipica carne di maiale essicata, la conoscete?) e vari tipi di salami, pecorini a stagionature diverse, ricottine e mozzarella di bufala. Già all’antipasto capirete che il concetto di porzione per Angelino è…notevole!
2. CARAMELLE DI ANGELINO – Sorpresa! Apri l’incarto e in un attimo sei ipnotizzato dall’aroma di scamorza affumicata e pancetta. Un boccone talmente goloso che ho sempre divorato prima di metterlo in posa per una foto!
BUCATINI ALL’AMATRICIANA – Entriamo nel vivo del menù, dove in pochi piatti scopri tutto il core de Roma in tavola! Mi raccomando ragazzi, ci vuole il guanciale, non la pancetta!! Credetemi, è spaziale anche la salsa di pomodoro. E la pasta è sempre al dente, proprio come piace a me!
4. SPAGHETTI ALLA GRICIA – Ammetto che li ho conosciuti proprio all’Osteria Angelino. Sull’origine del nome, come del piatto, ci sono tante teorie. Molti la considerano l’antenata dell’Amatriciana, essendo priva di pomodoro, a me però continuano a sembrare sostanzialmente diverse. Gli spaghetti scivolano lisci tra i rebbi della forchetta e se non hai ancora divorato il buonissimo pane del cestino la scarpetta è d’obbligo, raccogliendo anche l’ultimo pezzettino di guanciale croccantissimo.
5. TONNARELLI CACIO E PEPE – Simili agli spaghetti, ma si tratta di pasta fresca. La prima volta che li ho ordinati ho scoperto che il cacio è il modo comune di intendere il pecorino, che a Roma ha un sapore inconfondibile e questo piatto lo incorona a dovere. Ma vogliamo parlare del cestino di Parmigiano in cui è servita la minestra?!
6. RIGATONI ALLA CARBONARA – La pasta più invidiata del pianeta. Sfido chiunque a fare una carbonara così saporita e cremosa. Io perdo sempre tempo a fotografare il piatto e mi sono accorta che nonostante il raffreddamento l’uovo resta cremosissimo. Non ci sono molte parole per descriverlo. Una droga.
7. SALTIMBOCCA ALLA ROMANA – Se tra antipasti e primi piatti avete ancora un posticino, dovete provarli. Ne ho testati alcuni a Roma, ma questi sono i migliori, scendono che è un piacere e la carne, sottilissima, si scioglie contro il palato. Devo aggiungere altro?
8. TRIPPA ALLA ROMANA – Qui il vero intenditore è mio babbo, che ha ribattezzato questo secondo come il “piatto del terzo giorno”, quello della cena prima del ritorno, perché un sapore così, gustato vicino al Colosseo, ha il posto della ciliegina sulla torta!
10. FILETTO DI MAIALE ALLE MELE – Non credo sia un piatto tipico della tradizione, ma così gustoso da ordinarlo almeno una volta. Ignoro come si possa rendere il maiale tanto tenero, ma l’Osteria Angelino ci riesce, creando un abbinamento agrodolce davvero fine. Ideale per i palati più preziosi!
10. DOLCI – Non li troverete nel menù principale, ma nella lavagnetta…oppure chiedete ai ragazzi!
Se finora il menù si è rivelato piuttosto tradizionalista, quello dei dessert vi sorprenderà!
Ricette inedite, rivisitazioni, oltre all’intramontabile tiramisù…
…o alla torta di mele nel periodo invernale.
Ricordo ancora un crumble con ricotta e pere da urlo e un tortino extrafondente con pistacchi che…mi chiami pasticcere che desidero complimentarmi?
EXTRA! – Fuori menù, oltre ai dolci, trovate spesso tante perle che non vi ricapiterà spesso di assaggiare, perché legate ad un determinato periodo dell’anno. Lo scorso dicembre colsi l’occasione al balzo e gustai per la prima volta la pajata e la coda alla vaccinara. La pajata ha un’origine un po’…crudele, ha un sapore molto particolare e l’ho apprezzata davvero: si tratta di un condimento a base di intestino di vitello non svezzato, utilizzato senza rimuovere il chimo, cioè il latte che conferisce al piatto un sapore inconfondibile.
“A coda”, invece, è una protagonista della cucina romana povera, veniva stufata con verdure e pinoli e richiede una lunghissima cottura.
Proprio il mese scorso, invece, in occasione di Halloween, ho assaggiato le tagliatelle con zucca e salsiccia.
Oltre al team e alla semplicità del locale (occhio a non confonderla con trascuratezza o banalità!) un altro aspetto mi ha particolarmente colpito: nel menù non compaiono mai ingredienti che non siano italiani o fuori stagione. Prestateci attenzione, perché sta diventando sempre più difficile soddisfare la clientela senza presentare piatti con nomi sofisticati o ingredienti poco conosciuti!
Ma alla fine di tutto…ce l’avete l’acquolina?!
Salutatemi Daniele, Davide e tutti i ragazzi dell’Osteria Angelino appena andate, ciao cari!
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